Blog Vegetariano

mercoledì 10 agosto 2011

ANTIOSSIDANTI E POLIFENOLI

Sorpresa: la revisione degli studi ha provato che…

verdure e ortaggi antiossidanti E’ da anni che l’italiano Istituto per la ricerca sugli alimenti e la nutrizione (Inran) aveva dedicato un settore della propria struttura allo studio critico degli antiossidanti, sostanze che nell’organismo svolgono un’azione contraria ai radicali liberi capaci di provocare alla cellula stress ossidativo.
Ma nel corso degli anni molti luoghi comuni si erano stratificati sulla materia. Ormai di antiossidanti, e soprattutto di polifenoli (quasi sempre considerati sinonimi), si parlava anche a vanvera, in modo inesatto, generico o miracolistico.

Era urgente, perciò, una revisione totale di tutta la letteratura scientifica. Occorreva cioè selezionare e studiare ex novo, con criteri più severi, i più importanti studi effettuati sugli antiossidanti, sui polifenoli, e sugli alimenti che li contengono. L’Istituto ha così curato la prima review sistematica sulla capacità degli alimenti di origine vegetale e dei loro polifenoli, di modulare le difese antiossidanti dell’uomo. Un programma vasto e ambizioso.

In particolare lo studio, partendo dal grande interesse mostrato dalla ricerca verso le potenzialità antiossidanti dei polifenoli, si è proposto di verificarne, allo stato attuale delle conoscenze, la reale efficacia in vivo nell’uomo. Per far questo ha raccolto e analizzato la totalità delle “evidenze” scientifiche in materia, cioè gli studi davvero esaurienti e convincenti sul piano dimostrativo finora pubblicati. La grande review è ora apparsa sul numero appena uscito di Current Topics in Medicinal Chemistry.

In tutto sono stati presi in esame i 158 studi più seri e convincenti, per un totale di 227 interventi realizzati sull’uomo con diversi gruppi di alimenti: frutta e succhi di frutta, verdure, tè, vino, prodotti a base di cacao, soia e derivati ecc.

Ne è venuto fuori un quadro complesso, che per un aspetto conferma il ruolo biochimico degli antiossidanti, ma per un altro smentisce alcuni luoghi comuni banalmente omnipreventivi e terapeutici sui polifenoli contenuti negli alimenti vegetali.

«I risultati confermano – riporta un comunicato dell’Inran – che assumere questi alimenti può in effetti incidere positivamente sulla capacità dell’organismo di rispondere a stress di tipo ossidativo, ma, sulla base delle attuali conoscenze, non è ancora stato possibile identificare le molecole responsabili dell’effetto. In particolare, la scarsa biodisponibilità dei polifenoli, la presenza di molteplici metaboliti non identificati e la bassa concentrazione nei fluidi biologici, fanno sorgere molti dubbi su un loro ruolo antiossidante diretto, lasciando spazio ad ipotesi alternative che sono oggetto di studio».

Mai comunicato è stato insieme più sintetico, inquietante e dirompente, per tanti di noi ormai abituati ad identificare pigramente la vastissima categoria dei polifenoli (molte migliaia di molecole presenti in tutti gli alimenti vegetali) con gli antiossidanti tout court. Gli studiosi italiani hanno scoperto, in sostanza, ricontrollando meglio le ricerche pubblicate nel corso degli anni, che, sì, l’azione antiossidante degli alimenti è dimostrata, ma non è chiaro quali molecole in realtà siano responsabili dell’effetto antiossidante. E già questo è una bomba.

In particolare, la presunta azione antiossidante dei polifenoli (isolati) non è né chiara né dimostrata. Mentre è provata l’azione complessivamente antiossidante e protettiva degli alimenti che li contengono. Insomma, «gli alimenti funzionano, i singoli composti non si sa», ha sintetizzato, rispondendo ad una nostra esplicita domanda, Mauro Serafini, autore dello studio, ricercatore e responsabile del Laboratorio Antiossidanti dell’Inran.

«Un dato particolarmente interessante emerso da questa revisione – ha spiegato Serafini nel comunicato dell’Inran – è che l’azione degli alimenti di origine vegetale assunti con la dieta è risultata essere maggiormente efficace in soggetti affetti da patologie e/o caratterizzati da fattori di rischio cardiovascolare, come ipertensione, iper-trigliceridemia e fumo, piuttosto che in soggetti sani». Il che, ha poi interpretato per noi l’autore, «è un aspetto e importante e comprensibile sia dal punto di vista fisiologico che evoluzionistico».

Ebbene, «questa evidenza ci porta ad ipotizzare una maggiore necessità di antiossidanti nutrizionali da parte di quegli individui che si trovano a rischio “stress ossidativo” e che hanno bisogno di potenziare le difese antiossidanti endogene attraverso la dieta, in conseguenza di uno stile di vita non sano.

Questo concetto di “necessità antiossidante” potrebbe spiegare il fallimento di molti studi condotti su soggetti sani, dove, probabilmente, gli antiossidanti nutrizionali non esercitano in pieno la loro azione protettiva, dato che non esistono condizioni conclamate di stress».

Erano anni, del resto, che Serafini notava che i polifenoli sono assai poco bio-disponibili. In pratica si assorbono e quindi si utilizzano pochissimo. Se ne trovavano sempre pochi, troppo pochi nel sangue. Eppure i vegetali che li contengono, e in grande quantità, esplicano azione protettiva. Come spiegare il mistero, anzi la contraddizione? Ci ha risposto così: «Non è affatto chiaro che i polifenoli per poter funzionare come antiossidanti debbano essere… assorbiti, date le loro minime concentrazioni ematiche. Ma possono avere ruoli diversi come l’induzione di difese [immunitarie] , oppure un’azione a livello intestinale».

Queste le nuove scoperte, in un certo senso rivoluzionarie, e le conseguenti nuove supposizioni della scienza. Che, sia chiaro, non incidono minimamente sulla nostra dieta ideale, che dovrà come sempre essere ricca di alimenti antiossidanti, contenenti migliaia di polifenoli, grazie alle almeno 5-6 porzioni al giorno tra verdura (possibilmente verde scuro o molto colorata) e frutta, per esempio 3-4 porzioni di verdura e 2-3 di frutta al giorno.

Cambia tutto, invece, per chi ancora si illude di ricorrere ai polifenoli isolati – cioè agli integratori in flaconi o barattoli – in funzione antiossidante, come se fossero farmaci, in aggiunta o in alternativa all’alimentazione. Sono antocianosidi, flavonoidi e centinaia di altre molecole di cui sono pieni i negozi di erboristeria, le botteghe di alimentazione “naturale” (“naturale”? dov’è la naturalità in un estratto che isola un solo composto tra le migliaia di un frutto o un ortaggio?), le farmacie, gli studi dei medici e dei naturopati, i siti di internet di finta “alimentazione naturale”. Sempre col solito discorso da venditori porta a porta e persuasori occulti, che «oggigiorno, signora mia, il cibo non è più quello di prima: l’inquinamento, i pesticidi e la genetica gli hanno tolto tutto: non ha più le “vitalìe”, perciò bisogna ricorrere agli integratori “naturali”»

Naturali? Macché, semmai artificiali. Insomma, tutte balle commerciali e consumistiche. In realtà, sul loro uso e sulla loro efficacia antiossidante non c’è alcuna prova convincente. Come già era stato dimostrato per la stragrande maggioranza di vitamine, proteine, aminoacidi, sali minerali e acidi grassi, isolati ed etichettati abusivamente come integratori “alimentari”, mentre sono veri e propri farmaci, anzi alle volte peggiori, perché c’è l’aggravante che non sono stati neanche provati (e più d’uno è mutageno o cancerogeno, si pensi all’integratore beta-carotene). Ecco l’altra finzione, quella di spacciarli per integratori “alimentari”, allo scopo di aggirare la legge sui farmaci che impone prove lunghe e costose per dimostrarne efficacia e non tossicità, a tutela del consumatore.

mercoledì 3 agosto 2011

Vuoto allo stomaco? Scopri (e combatti) la falsa fame e scopri il piacere di un senso di sazietà naturale

La ‘falsa fame’ è caratterizzata dalla comparsa intermittente, a livello delle stomaco dei brontolii della fame. Essa va nettamente distinta dalla fisiologica presenza della fame vera.

Ecco come questa sindrome viene descritta in un testo di medicina interna cinese- lo Jingyue quanshu: "Quando c'è questa malattia si ha una sensazione di vuoto nell'addome, come se dentro non ci fosse nulla; pare che sia fame ma non è fame; pare bruciore, ma non è bruciore; pare dolore ma non è dolore. Si ha una sensazione di disagio al torace e al diaframma senza riuscire a definirla esattamente. Talvolta mangiando cessa per un poco, ma talaltra dopo aver mangiato i brontolii ricominciano, talvolta accompagnati da nausea e gradualmente iniziano dei dolori alla cavità gastrica."

Secondo la medicina cinese la "falsa fame" costituisce una vera e propria sindrome, che può essere fatta risalire a condizioni di disequilibrio energetico diverse, ognuna delle quali richiede modalità specifiche di trattamento.

L’origine di questo disagio viene fatto risalire sul piano diagnostico alla presenza di uno dei seguenti quadri energetici: "calore allo stomaco", "vuoto di stomaco", "vuoto di sangue".

Ecco una breve descrizione di queste sindromi che richiedono di essere diagnosticate in modo puntuale, al fine di scegliere a quale tecnica terapeutica (dietetica, agopuntura, fitoterapia) ricorrere per una rapida e risolutiva cura.

Calore allo stomaco

Segni e sintomi: la "falsa fame", se è presente calore nello stomaco, è accompagnata da sete e desiderio di bevande e cibi freddi, sensazione di bruciore e dolore all’epigastrio, gonfiore e dolore delle gengive che talora sanguinano; rigurgito acido, stipsi, nausea e vomito, alito cattivo; la lingua ha una patina gialla, talvolta il polso è frequente.
Le cause più frequenti sono il consumo eccessivo di alimenti riscaldanti (fritti, cibi speziati…) e il troppo fumare.
La terapia, finalizzata ad armonizzare lo stomaco e purificare il calore, è principalmente dietetica e di regolazione delle abitudini igieniche. Se questo non basta si dovrà ricorrere all’agopuntura, eventualmente associata all’assunzione di rimedi fitoterapici.

"Vuoto" di stomaco

Segni e sintomi: in questo caso la sensazione di "falsa fame" è accompagnata dalla sensazione di sapore insipido in bocca, disagio provocato da distensione all'epigastrio dopo aver mangiato; la lingua è lingua pallida, il polso è debole.
Le cause: questa sindrome compare dopo malattie protratte, come la febbricola da mononucleosi, o nelle diete mal condotte; nell’uno e nell’altro caso vi è un indebolimento dell’energia corretta dell’organismo.
A scopo terapeutico occorre tonificare l’energia dello stomaco, ricorrendo a una alimentazione appropriata e all’agopuntura.

"Vuoto" di sangue

Segni e sintomi: la "falsa fame" in questo caso migliora dopo aver mangiato e quando sulla regione addominale alta si esercita una pressione con le mani o il massaggio; vi è anche inappetenza e desiderio di assumere alimenti caldi; le mani e i piedi sono freddi. La finta fame è accompagnata anche da viso "appassito" e labbra spente, palpitazioni e capogiri, sensazione di stanchezza. La lingua presenta un colorito pallido e il polso è sottile alla palpazione.
Le cause: questa sindrome si manifesta come conseguenza di una malattia che dura da molto tempo, quando ci si nutre prevalentemente di frutta e verdura – specie se cruda- con pochi cereali e proteine e anche se si abusa di alimenti come dolci, gelati e succhi di frutta.
La terapia è volta a rafforzare la funzione digestiva e risolvere la "falsa fame" con i disturbi associati. Si ricorre alla correzione dietetica e alla moxibustione; se questo non dovesse bastare, sarà necessario associare anche l’agopuntura e la fitoterapia.

 

Informazioni sull'Autore

Dott.ssa Caterina Martucci        
Studio Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese 

Fonte: Article-Marketing.it

giovedì 21 luglio 2011

LE INSIDIE E LE ILLUSIONI DELLA MITICA DIETA MEDITERRANEA

Per l’Italia e i paesi che stanno sulle sponde dell’Adriatico e dello Ionio, del Tirreno e del Mar di Sardegna, la dieta Mediterranea, è la migliore del mondo intero.

Dopotutto è proprio in questa vasta regione marittima che comprende Grecia, Turchia, Medioriente, Egitto, Nord-Africa, Spagna, Francia e Italia, che ha trovato nascita e sviluppo la civiltà occidentale. Questo senza voler ovviamente far torto al Centro-Nord Europa e al resto del mondo.

Lungo le coste dei nostri mari temperati, c’è stata sempre una predilezione per le olive e l’olio di oliva, per l’uva e l’uva passa, per i fichi e i fichi secchi, per i datteri, per i cereali, per la frutta e la verdura in generale, per salvia, rosmarino, basilico, origano, maggiorana, menta e le altre piante aromatiche. E ai giorni nostri ha sempre prevalso l’interesse per il pomodoro, i peperoni, i funghi, la pummarola napoletana, la pizza e la pasta al pomodoro. Non è mai mancata, lo riconosciamo, una certa attività ittica lungo le coste, e così pure uno sfruttamento di ovini e bovini su Appennini e zone alpine per i latticini, comodi a superare i lunghi periodi invernali, ma sempre con modalità artigianali e senza troppo esagerare.

Chiaro poi che negli ultimi decenni anche l’Italia è andata degenerando, trasformando le proprie attività artigianali in industrie moderne, sempre alla ricerca di massimizzare quantitativi e profitti. Più uva sì, ma soprattutto più vini, più latte e più carne, più tonnare ribollenti di sangue, più mortadelle e salumi, più doppiette sferragliate per le campagne alla ricerca frenetica e forsennata dell’ultimo fagiano e dell’ultima lepre. In data 5/9/05, e questo è solo uno dei tanti esempi ricorrenti da cui prendere spunto, il conduttore di una rubrica televisiva italiana, si è lamentato della confusione e delle incertezze che tutti abbiamo sui cibi, e ha voluto fare un po’ di chiarezza.

Il medico nutrizionista dell’università di Padova chiamato a commentare, e a far luce su chi ha ragione e chi ha torto, ha difeso a spada tratta la dieta mediterranea, basata su tanta buona pasta e tante ottime pizze, vale a dire su carboidrati a lenta combustione che rilasciano zuccheri ed energie in modo ottimale, e ha criticato la diffusione di diete americane che spingono gli obesi ad assumere più carni e meno carboidrati.

Tutte cose condivisibili, perché le diete superproteiche americane di Atkins a base di bistecche a colazione, pranzo, merenda e cena, fecero sì calare di peso molta gente, ma fecero anche poi calare, cioè scendere letteralmente giù nelle fosse, una moltitudine di persone colpite da diverse forme di cancro. Si sa bene che la carne non nutre ma stimola, non dà energia ma preleva energia dal corpo per il pesante dispendio energetico determinato dalla sua non facile digeribilità e assimilabilità, e per la sua lunga permanenza nelle zone basse dell’intestino. Più carne significa più veleno e più stimolazione e non più nutrimento autentico. Tutto questo discorso è riferito in particolare al sistema digestivo umano, disegnato dal creatore non per alimentarsi con la carne di altri esseri ma piuttosto coi tanti frutti naturali della terra.

Ovvio che alla fine, con la carne puoi anche perdere del peso, anche se il più delle volte succede esattamente l’opposto, come dimostra la tendenza all’obesità e alla crescita disordinata con invecchiamento precoce di moltitudini di bambini di questo mondo pazzoide e filo carnivoro.

Ma perdere peso e avvelenarsi nel contempo non è certo un obiettivo interessante. Una dieta alto-proteica come quella a base di carne, di pesce, di formaggio e latticini, tende a creare il grave e devastante fenomeno di acidificazione del sangue. Per rimettere in equilibrio la chimica interna, ovvero per riportare il sangue a un livello accettabile della scala acido-alcalina, serve del calcio. Ma il calcio del latte e del formaggio ingerito non serve allo scopo in quanto si presenta in forma inorganica e quindi non prontamente assimilabile.

Ecco allora che i nostri meccanismi di riequilibrio automatico interno (sistema immunitario) provvedono a tamponare la grave emergenza, richiamando immediati prelevamenti di buon calcio organico-osseinico interno. E le nostre ossa obbediscono, cedendo il proprio calcio. Ma questa cessione, continuata e ripetuta nel tempo, finisce per provocare osteoporosi nelle proprie ossa. E, nel caso del tanto buon latte che contiene tanto buon calcio, come reclamizzato e raccomandato da sempre dal 99% dei pediatri del mondo, si assiste da sempre e si continuerà ad assistere ancora per anni, a questa macroscopica beffa di gente ignara che beve latte per evitare la osteoporosi, mentre in questo modo non fa altro che decalcificarsi gravemente. Il calcio buono interno che spinge via a fatica, soprattutto nei servizi igienici, il calcio cattivo e quel micidiale collante da falegname chiamato caseina. E tutto ciò con intervento dispendioso dell’ipotalamo, dei sensori, del sistema linfatico, del capitale enzimatico e di quello ormonale.

Diventare dei lattanti a vita col latte sottratto alle altre creature evidentemente non paga. Però rimane un grosso business mondiale. Ed è per questo che chiunque osi toccare questo argomento viene immediatamente bollato di eresia. Giù le mani dal latte e dalla carne, vero filone aureo dei tempi moderni. Troppi interessi vorticosi girano intorno a questo indegno e farisaico commercio.

La prova lampante che il latte e i latticini producono osteoporosi viene fornita pure dalle statistiche, che evidenziano come in diverse comunità umane dove non si consumano latticini, l’osteoporosi è fenomeno totalmente sconosciuto, e come al contrario la stessa osteoporosi sia ai massimi livelli laddove si consuma più latte.

Tornando al nostro esperto televisivo di Padova, occorre dire che nella prima parte della trasmissione se l’è cavata piuttosto egregiamente. Solo che, in fase conclusiva, il suo intervento ha rivelato le solite crepe e le solite illusorie pseudo-certezze dei nutrizionisti di regime. Ha infatti magnificato la dieta del Mediterraneo quale la numero uno, quale dieta consolidata e di massima affidabilità, grazie alla efficienza della pasta, del pane, della pizza, dei cereali, grazie alla abbondanza di pesce, di formaggi e di carni varie, grazie all’intenso uso di verdura e frutta, alla regolare presenza del bicchiere di vino a tavola. Mancava solo che includesse anche il grappino e il caffè, e magari qualche sigaretta finale. A questo punto è d’obbligo chiarire una volta per sempre che con la dieta onnivora e ghiottona ora citata, che non corrisponde certo alla autentica dieta mediterranea tradizionale, non si va da nessuna parte e non si progredisce di certo verso un miglior livello salutistico.

È vero sì che essa è diffusa e consolidata, ma è pure vero che altrettanto diffuse e consolidate sono le malattie gravi che stanno falcidiando le genti non più sanissime del Mediterraneo. Chi ha voglia di capire capisca. Una non indifferente fetta di medici e di nutrizionisti italiani è persino disposta a riconoscere la superiorità della dieta vegetariana ma non a raccomandarla, con la scusa che servono troppe attenzioni e troppa competenza, e che dunque risulta più comodo e meno rischioso ricorrere agli alimenti animali, pur se con moderazione.

Giusta o sbagliata che sia la loro posizione di compromesso, il risultato è che la popolazione mangia semplicemente di tutto, come da essi raccomandato in ogni dove, e non bada affatto alla moderazione. Nessuna meraviglia alla fine se le città dell’area mediterranea pullulino sempre di più di persone altrettanto obese e malandate di quelle del nord Europa e dell’Oltre Atlantico.

martedì 12 luglio 2011

TUTTI IN BICI PER PERDERE PESO

Secondo un rapporto di Legambiente sono 30 milioni le biciclette che circolano in Italia , ma non vengono usate per problemi di mobilità' ma gli appassionati le usano per tenersi in forma ed eliminare lo stress, pedalando nel tempo libero.

I medici sportivi confermano che andare in bicicletta è un vero toccasana per il corpo e per la mente, tonifica le gambe, rassoda i glutei e gli addominali, allena il cuore e i polmoni, è uno sport che rigenera e diverte. Ma soprattutto aiuta a perdere peso.

Come tutte le attività aerobiche, infatti, anche pedalare facilita la riduzione dei cuscinetti adiposi che vengono utilizzati dall'organismo come “carburante” per i muscoli. Chiaramente per perdere peso non basta fare il tragico casa , scuola o lavoro. E' necessario seguire un vero e proprio programma di training, con almeno un mese di allenamenti di una certa intensità, infatti per il consumo dei grassi di deposito serve un lavoro di intensità medio-bassa, ma protratto per piu' di venti minuti e ripetuto regolarmente.

Il vantaggio delle due ruote è che l'allenamento per perdere peso può essere fatto in diversi modi: si può pedalare in città con una semplice city-bike o andare in montagna con una mountain-bike e percorrere sentieri e mulattiere. E chi non ama i percorsi all'aria aperta si può allenare a casa con la propria cyclette da casa.

La city bike è adattissima alle sedentarie e a chi desidera avvicinarsi al mondo delle due ruote in maniera graduale, infatti è molto comoda e maneggevole e non richiede un impegno fisico intenso, non sollecitando troppo le articolazioni e i muscoli.

Per ottenere risultati visibili servono tre allenamenti alla settimana, a giorni alterni, per un mese, con un aumento progressivo dei tempi di pedalata. Chi è totalmente sedentaria può seguire lo schema fin dall'inizio, mentre chi già ha un pò di pratica può cominciare dalla seconda settimana. I percorsi dovrebbero essere pianeggianti. Chi abita in città dovrebbe scegliere strade poco trafficate o meglio allenarsi nel parco.

Per tonificare i muscoli è necessario che la sella sia alta tanto da permettere alla gamba, nella fase di spinta, di distendersi tutta e il piede deve appoggiare tutto sul pedale non solo di punta. Per tenere sotto controllo il numero di pedalate al minuto, la velocità e la frequenza cardiaca ottimale per bruciare i grassi e perdere peso è consigliabile dotarsi di un ciclocomputer.

Diverso è il programma di allenamento per chi vuole utilizzare la mountain bike, scappare dalla città e correre a disintossicarsi in montagna. Il programma include due allenamenti settimanali proprio perchè fatti nel week-end quando ci si può spostare in campagna o in montagna. Prevede un incremento graduale di sforzo ma è adatto a chi già va in palestra , o pratica altro sport di resistenza almeno due volte la settimana , perchè il lavoro è davvero intenso. Anche in questo caso è utile dotarsi di un ciclocomputer soprattutto per tenere sotto controllo le pulsazioni cardiache: non si dovrebbe mai superare il il 60-65% della propria frequenza cardiaca massimale (che si calcola sottraendo a 220 gli anni di età). Se si supera il valore calcolato, bisogna rallentare il ritmo.

Per ultimo parliamo del programma di allenamento con la bike-stazionaria detta cyclette. Si basa su 3 sedute di allenamento settimanale a giorni alterni per un mese ed è adatto a tutti. L'unica avvertenza è che l'altezza della sella permetta di estendere completamente le gambe durante la pedalata. Anche in questo caso e' necessario monitorare la frequenza cardiaca che non deve superare il 60-65% della propria frequenza massimale.

domenica 10 luglio 2011

10 consigli utili per migliorare la.........vita

1.Se si è sovrappeso, controllare il proprio indice di massa corporea con regolarità
2.Usare sempre la steesa bilancia.
3.Non appoggiare la bilancia su un pavimento irregolare o su una moquette troppo morbida.potrebbe falsare il risultato.
4.Pesarsi sempre nello stesso momento della giornata e con il medesimo abbigliamento
Se possibile senza abiti al momento di coricarsi:questo è il momento in cui il peso èmaggiore.
5.Mettere i piedi sempre nella stessa posizione sul piano della bilancia,in modo da ripartire correttamente la massa,non fare pressione né con i talloni né con le dita dei piedi.
6.Cercare di muoversi di più:preferire le scale all'ascensore e usare iun pò meno la macchina e di più le gambe o la bicicletta.
7.Consultare il medico se il proprio IMC si avvicina aal soglia del sovrappeso o l'hai già superata:è più facile porre rimedio a piccoli errori che a quelli grandi.
8.Distribuire bene i pasti nella giornata evitando abbuffate serali o spuntini a tutte le ore del giorno.
9.Leggere le etichette degli alimenti per avere un'idea di cosa si sta mangiando, spesso una piccola merendina fornisce le stesse energie di un piatto di pasta.
10.Evitare diete drastiche o squilibrate,inutili ai fini del peso e dannose per la salute.

giovedì 7 luglio 2011

Aumnetare il metabolismo per dimagrire

Mangi poco e ingrassi? Colpa del tuo metabolismo lento. Sei una persona che non può esagerare col cibo perchè assimili al 100% o quasi il cibo che consumi? Allora, fatti una bella scorpacciata dei contenuti che ho scritto per te. Se invece fai parte di quel fortunato gruppo di persone che possiede un fisico tonico e asciutto e puoi permetterti di mangiare tutto quello che ti arriva sotto il naso, quello che leggerai non ti cambierà troppo la vita.

Senza dubbio, in Italia si sta espandendo gradualmente il problema dell'obesità e, se davvero desideri evitare malattie legate al cibo come malattie cardio vascolari o il diabete, dovrai sforzarti di seguire delle regole alimentari molto importanti.

Come è risaputo, intraprendere una dieta non è per nulla semplice. L'ideale sarebbe non dover ricorrere ad una dieta per perdere peso, ma adottare dei comportamenti e delle abitudini alimentari prima che la lancetta della bilanci strabordi.

Le diete dimagranti non risolvono per sempre i problemi di peso e spesso capita che, appena raggiunto l'obiettivo dei chilogrammi persi, si tende ad avere un rilassamento e lentamente si ingrassa nuovamente. Questo continuo dimagrire ed ingrassare è deleterio perchè crea sul corpo inestetismi, come per esempio le smagliature sulla pelle, che perde di tonicità e lucentezza.

È necessario intraprendere quella che viene chiamata dieta metabolica.

Starai pensando alla solita promessa di perdere molti chili in poco tempo. No, assolutamente! Sono molto contrario a metodi così drastici, che promettono miracoli ma il prezzo per la nostra salute non è da trascurare.

La dieta metabolica è il sistema ideale per perdere peso, smaltendo il grasso corporeo ma mantenendo o guadagnando allo stesso tempo in massa muscolare. Quello che ne consegue è una tonicità in aumento, senza perdere la consistenza dei muscoli nel corpo.

Che nervoso quando a pranzo vedi il vicino o la vicina di tavolo, magra come un osso, strafogarsi a tavola 2 piatti interi, più ovviamente il dolce per finire in bellezza. A cena cosa si mangerà? Ma non disperare. Con alcuni piccoli trucchi potrai dare nuovo slancio al tuo metabolismo lento. Mangiare dovrà tornare ad essere solo un piacere e non un'ossessione.
I comportamenti da adottare per velocizzare il metabolismo

1°- Mangiare poco e spesso, nella maniera più corretta possibile.

Fondamentale è consumare 5 pasti durante tutta la giornata : colazione, spuntino, pranzo, spuntino e cena.

All'inizio non sarà semplice ma ti basteranno pochi giorni per prendere l'abitudine. Da questo fondamentale aspetto trarrai 2 principali vantaggi : velocizzerai il tuo metabolismo e arriverai ai pasti principali senza avere un appetito esagerato.

2°- Svolgi un minimo di 2-3 allenamenti alla settimana.

Le sessioni dovranno avere una durata minima di 40 minuti e dovrai alternare esercizi di tipo aerobico, come la corsa lenta, e di tonificazione muscolare.

3°- La tua alimentazione dovrà essere ricca di cibi ricchi di proteine come uova, pesce, carne di manzo e carni bianche.

Questi alimenti porteranno 2 vantaggi importanti e per niente trascurabili. I cibi ricchi di proteine possiedono un buon potere saziante il che ci permetterà di mangiare quantità minori di cibo. Allo stesso tempo, i cibi ricchi di proteine ti aiuteranno a preservare ed aumentare la tua massa muscolare a discapito di quella più grassa.

Seguendo queste 3 semplici regole con regolarità e costanza, sicuramente il tuo fisico e il tuo benessere ne guadagneranno. Prossimamente approfondiremo il concetto di diete metaboliche e soprattutto analizzeremo le loro caratteristiche al tuo servizi

martedì 5 luglio 2011

LA DIETA A ZONA


La dieta zona è stata proposta per la prima volta agli inizi degli anni '90 dal dr. Barry Sears ed è utilizzata dalla maggior parte degli atleti della nazionale olimpica degli USA. Per dieta zona si intende il picco di massima efficienza fisica e mentale, che tale dieta dovrebbe aiutarci a raggiungere e soprattutto a mantenere. Massima efficienza fisica vuol dire, tra le altre cose, più massa magra e meno massa grassa, più forza e più resistenza, ma anche più salute; un ottimale efficienza mentale ci consente una perfetta capacità di concentrazione e di attenzione.
Barry Sears parte dalla considerazione che tutte le funzioni fisiologiche dell'organismo umano sono controllate dagli ormoni e che , perci, è l'equilibrio ormonale a mantenerci in salute. Nella dieta zona il cibo è considerato come il mezzo per il controllo del rilascio degli ormoni, anzichè una semplice fonte di calorie. Per questo motivo, assumendo i macronutrimenti proteine, grassi e carboidrati in proporzioni appropriate è possibile:

- determinare le risposte ormonali
- raggiungere un equilibrio ottimale
- controllare tutte le funzioni vitali del nostro organismo

Il cibo può essere allo stesso tempo sia una potente medicina a nostra disposizione, ma può anche risultare veramente deleterio. Per costruire una corretta dieta zona si comincia con il quantificare il fabbisogno giornaliero di proteine che, essendo determinato dal peso corporeo, dalle percentuali di massa magra e massa grassa e dal livello di attività fisica praticata, è diverso da persona a persona.
Stabilita la quantità di proteine da assumere, che secondo Sears non deve mai essere comunque inferiore ai 77 gr, la dovremo dividere in blocchetti di 7 gr. Otterremmo a questo punto almeno 11 blocchi da 7 gr da suddividere in cinque pasti: 3 blocchi a colazione, 3 blocchi a pranzo, 1 blocco per merenda, 3 blocchi a cena ed un blocco nello spuntino prima di andare a dormire.
Nella dieta zona ogni pasto deve sempre comprendere proteine, carboidrati e grassi in modo che le calorie apportate derivino per il 40% dai carboidrati, per il 30% dalle proteine e per il restante 30% dai grassi. Dal momento che proteine e carboidrati producono 4 calorie per grammo, mentre i grassi 9, per "rimanere nella zona, ad ogni blocchetto di 7 gr di proteine dovremo aggiungere circa 9,5 gr di carboidrati e 3 gr di grassi.
Riassumendo, la dieta per un individuo che necessita di 77 gr di proteine, prevede:

- una colazione con 21 gr di proteine, pari a 84 calorie, 28,5 gr di carboidrati, pari a 114 calorie e 9 gr di grassi, pari a 81 calorie
- un pasto ed una cena con le stesse quantità di macronutrimenti
- due spuntini (a metà pomeriggio e prima di coricarsi) con 7 gr di proteine, pari a 28 calorie, 9,5 gr di carboidrati, pari a 38 calorie e 3 gr di grassi, pari a 27 calorie.


Il totale delle calorie per un individuo che necessita di 77 gr giornalieri di proteine è di circa 1020/1030.

Questa descritta è la dieta a zona minima esistente, applicabile ad un individuo che, per peso corporeo e percentuali di massa grassa e magra, necessita di soli 77 gr di proteine giornaliere.

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